Lo "Scioperone" del 1961

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A partire dagli anni '50, mentre la Vespa vola, alla Piaggio esplodono le tensioni sociali che sfociano nello storico "Scioperone" del 1961.

Sarebbe facile sovrapporre per intero la storia di successo della Vespa alle vicende storiche e motoristiche di Pontedera. Facile, ma non del tutto corretto. La Vespa determina la rinascita della città dalle sue macerie, è vero, tuttavia nel corso degli anni '50 l'anima della Vespa e quella di Pontedera cominciano a divergere.

Da un lato la Vespa spicca il volo diventando un successo mondiale, un oggetto brillante ma popolare, di culto e allo stesso tempo alla portata di molti. Dall'altro, a Pontedera la Vespa significa lavoro. E lavoro vuol dire tute blu, catene di montaggio, operai: il motore della crescita dell'intero territorio.

Il successo della Vespa dà forza agli operai della Piaggio, conferisce loro un grande potere contrattuale, talvolta al limite del ricatto verso l'azienda. Le tensioni cominciano ad affiorare, mentre il fortunato veicolo fa la sua comparsa sugli schermi cinematografici e supera il milione di esemplari venduti. Allo stesso tempo, le tensioni diventano motore di emancipazione sociale attraverso la lotta, fino ad arrivare al famoso "Scioperone" del 1961.

Al fine di ottenere condizioni di lavoro migliori e un salario più alto, nel 1961 gli operai incrociano le braccia per ben 75 giorni di fila. Per riportare sullo stesso piano "padroni" e lavoratori, ci vorrà l'alluvione del 1966. Di fronte al disastro che colpisce la stessa fabbrica, entrambe le classi si troveranno gomito a gomito a spalare fango e acqua, in uno spirito di unanime attaccamento verso Piaggio.